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Pensiero dell'anno

Mamma!
Nella vita a volte è necessario saper lottare, non solo senza paura, ma anche senza speranza.
Sandro Pertini

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08/05/15

Alcune considerazioni sui volontari che si sono spesi nell'opera mondiale .




Dopo aver ascoltato la bellissima esperienza di servizio di questa sorella ( mi riferisco alla sorella Lelvira e i suoi ultimi commenti ) mi sono a lungo interrogato e ho scrutato 
nelle scritture, spinto dal desiderio di capire…


Chi deve sostenere economicamente i nominati e i volontari che si spendono per Geova ?
La risposta a questa domanda la dà il più grande CO del nuovo testamento, l’apostolo Paolo. Il 1Tessalonicesi 2:9 leggiamo:“9  Certamente rammentate, fratelli, la nostra fatica e il nostro lavoro penoso. Lavorando notte e giorno, in modo da non porre su nessuno di voi un costoso peso, vi predicammo la buona notizia di Dio. 10  Voi siete testimoni, Dio pure lo è, di come provammo a voi “

Di chi stava parlando l’apostolo Paolo? Lo stesso Paolo in 1 Tessalonicesi 1:1 menziona in apertura della sua lettera se stesso, Timoteo e Silvano (Sila) . In effetti in Atti 18:5 viene menzionato il viaggio missionario affrontato dai tre fedeli servitori per incoraggiare le congregazioni.

Di quale lavoro penoso parla ? Sempre Paolo racconta quale fosse il suo mestiere in Atti 18:3:“3  e siccome era dello stesso mestiere restò nella loro casa, e lavoravano, poiché erano di mestiere fabbricanti di tende. “  Sì, Paolo lavorava ed anche intensamente ! Ma non lavorava da solo ! Perché diciamo questo ? Perché in 1 Tessalonicesi 2:9 Paolo parla al plurale, riferendosi anche a Timoteo e Sila. 

Ma Paolo alternava periodi di lavoro a periodi di servizio ? Atti 18:4 indica chiaramente che Paolo faceva entrambe le cose, si organizzava:“4  Comunque, ogni sabato pronunciava un discorso nella sinagoga e persuadeva giudei e greci.”Naturalmente il suo tempo e le sue energie erano vincolate e non dedicava tutto il tempo che desiderava al servizio.

Perché anche Timoteo e Sila decisero di lavorare con Paolo ? Atti 18:5 continua spiegando cosa fece Paolo, non appena fu raggiunto da Timoteo e Sila che evidentemente gli dettero una mano nel portare a termine il suo lavoro.. “*5  Or quando Sila e Timoteo scesero dalla Macedonia, Paolo si occupava intensamente della parola, testimoniando ai giudei per provare che Gesù è il Cristo.” Libero dai carichi di lavoro potè intensificare l’opera grazie al sostegno dei due compagni d’opera. Quindi tutti e tre si alternavano tra servizio e lavoro, in armonia con le parole che rivolse liberamente ai Tessalonicesi in 1Tessalonicesi 2:9, dove in effetti incluse nuovamente nell’opera lavorativa ancora Sila e Timoteo.

Ecco perché Paolo era libero di parola davanti a tutti i conservi come leggiamo in Atti 20:34 “34  Voi stessi sapete che queste mani hanno provveduto ai bisogni miei e di quelli che erano con me” (dove a quelli che erano con me intendeva plausibilmente ai suoi compagni d’opera)

Fù facile per loro fare tutto ciò ? In 1 Corinti 4:11,12 Paolo stesso decide di aprirsi ai Corinti e spiega la loro condizione:
“11  Fino a questa stessa ora continuiamo a soffrire la fame e la sete e ad essere scarsamente vestiti* e ad essere maltrattati e a stare senza dimora12  e a faticare, lavorando con le nostre proprie mani.”

Cosa spinse Paolo, Sila e Timoteo come anche altri a compiere simili sacrifici ? E’ evidente che alcuni unti si sentissero liberi di non provvedere alle necessità materiali di familiari e conservi perché troppo occupati nelle attività teocratiche. Ragione per cui Paolo in 1Timoteo 5:8 fu spinto a dire “8  Certo, se qualcuno non provvede ai suoi, e specialmente a quelli della sua casa, ha rinnegato la fede ed è peggiore di uno senza fede.*” Ovviamente Paolo era assolutamente libero di parola in merito e volle che anche gli altri compagni (Timoteo e Sila) lo fossero. Non voleva che sorgesse alcuna scusa che spingesse risorse economiche a ciò che non fossero il leale sostegno di sé stessi e dei propri cari. Ovviamente in questo caso specifico applicò la scrittura al sostegno dei bisogni delle vedove, e quindi in senso più ampio all’opera. Paolo non volle porre alcun  costoso peso al popolo di dio.

Significa questo che non dovremmo contribuire all’opera dei volontari del Regno?
Naturalmente Paolo non volle lasciare in sospeso nemmeno questo punto e aggiunse in 2 Corinti 11:9 “9  eppure quando ero presente presso di voi e fui nel bisogno, non divenni un peso per nessuno, poiché i fratelli che vennero dalla Macedonia supplirono abbondantemente alla mia indigenza. Sì, in ogni modo mi astenni dall’esservi di peso e me ne asterrò.” Non chiese mai più del necessario. I suoi bisogni erano stati coperti dai fratelli Macedoni, e tanto bastava”

Il pensiero di Paolo era in armonia con quello degli apostoli ? Era passato del tempo da quando Gesù era morto. Gli apostoli e alcuni discepoli si frequentavano, e continuavano a supplire alle proprie necessità. In Giovanni 21:2,3“2  Erano insieme Simon Pietro e Tommaso, che era chiamato Il Gemello, e Natanaele di Cana di Galilea e i figli di Zebedeo e altri due dei suoi discepoli. 3  Simon Pietro disse loro: “Vado a pescare”. Essi gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Uscirono e salirono sulla barca, ma durante quella notte non presero nulla.” Con quanta naturalezza disse Pietro: “vado a pescare”. Nessuno rimase sorpreso. Ma la barca non si materializzò dal nulla, né tanto meno gli altri astanti erano nuovi a questa attività. Pietro aveva anche una famiglia e in armonia a quanto detto da Paolo, doveva provvedere anche ai loro bisogni materiali. In nessuna parte dei vangeli si rilegge della moltiplicazione dei pani e dei pesci per ragioni diverse da quelle indicate nei Vangeli stessi. Quindi possiamo desumere che anche gli apostoli partecipassero ad attività lavorative che gli permettessero di non gravare economicamente sui discepoli.

Ma Geova si è mai espresso in merito ? Lasciamo ancora una volta che sia la sua parola a rispondere: In Neemia 13:10 leggiamo “10  E venni a sapere che le stesse porzioni dei leviti non erano state date [loro], tanto che i leviti e i cantori che facevano il lavoro erano fuggiti, ciascuno al suo proprio campo.” I leviti fuggirono al proprio campo ? In effetti, anche se dedicati al sacro servizio Geova provvide loro i mezzi di sussistenza necessari affinchè non gravassero economicamente su nessuno che non fosse un donatore volontario. Ad ogni modo, anche alla fine del loro sacro servizio al cinquantesimo anno di età, essi tornavano ai propri possedimenti e provvedevano alle proprie necessità. Numeri 8:23-26 “ 23  Geova ora parlò a Mosè, dicendo: 24  “Questo è ciò che si applica ai leviti: Dai venticinque anni in su egli verrà per entrare nella compagnia del servizio della tenda di adunanza.25  Ma dopo l’età di cinquant’anni si ritirerà dalla compagnia di servizio e non farà più servizio. 26  E deve servire i suoi fratelli nella tenda di adunanza avendo cura dell’obbligo, ma non deve rendere servizio. Farai così ai leviti nei loro obblighi”.

Chi aveva provveduto i terreni ai leviti ? Geova sapeva che avrebbero dovuto lavorare per lui in modo esclusivo, pertanto stabilì che ricevessero una rimunerazione. Come protezione per i leviti, i loro campi non potevano essere venduti; questo perché i leviti non avevano eredità terriere individuali: avevano soltanto ricevuto case nelle città levitiche e i pascoli circostanti. Se un levita vendeva la sua casa in una città levitica, manteneva il diritto di ricompra, e al Giubileo, al più tardi, ne rientrava in possesso. — Le 25:32-34. Quando si raccoglievano i frutti della terra, non ci si doveva dimenticare del grande Proprietario di tutto il paese produttivo. Mediante la disposizione delle decime, un decimo del prodotto doveva essere devoluto al sostentamento dei leviti, affinché continuassero a svolgere le loro importanti mansioni relative all’adorazione di Geova, per il bene spirituale di tutto Israele. — Nu 18:21-24; De 14:22-29.

Ma in Neemia 13:10 si dice che anche i cantori avevano terre !? In Neemia 7:1 viene indicato che portinai e cantori avevano privilegi simili ai leviti, anche se incarichi differenti. Davvero Geova provvedeva a tutti quelli della propria casa !


Conclusioni

Geova non ha mai chiesto ai suoi servitori di non lavorare e di essere sostenuti totalmente e ciecamente, e questo valeva sia per chi servisse come evangelizzatore che per coloro che servivano alla Betel di allora. Tutti coloro che non potevano lavorare a tempo pieno per varie ragioni ricevevano tutti i mezzi necessari perché una volta conclusa l’opera potessero provvedere ai propri bisogni lavorando onestamente. Nessuno poteva recare biasimo al nostro amorevole creatore. Naturalmente poiché Geova non è cambiato, Paolo fù attento nel far comprendere la giusta ottica dei nuovi 
servitori del Regno.

Non dovevano pesare più del necessario e dovevano avere il tempo di provvedere alle proprie necessità. Mai nessuno riebbe privilegi simili ai leviti nel primo secolo, ma se ci fosse stata necessità gli anziani di allora avrebbero preso tutti i provvedimenti necessari affinchè nessun servitore di Geova si sarebbe dovuto 
trovare nell’indigenza. Come coerentemente ribadito dalla sorella Lelvira, Geova scruta tutto e nulla gli sfugge. Pertanto agisce in armonia al suo nome e ottempera anche là dove l’uomo è carente. Ma colui che viene trovato mancante nel proprio ruolo, colui che sfrutta l’opera dei propri conservi senza tener conto delle necessità materiali che costoro possono avere una volta terminato il servizio levitico, dovrà rendere conto a Geova e con una valida motivazione onde non venire giudicato secondo le parole di Paolo in 1Timoteo 5:8. 

Questo non significa che ci si aspetti la perfezione, né si vuole puntare il dito contro nessuno. Resta tuttavia evidente che le scritture esauriscono ampiamente l’argomento. Se vogliamo essere benedetti da Geova è necessario che agiamo in armonia con i suoi propositi. Ma noi che amiamo i nostri fratelli, gli unti e il C.D. suggeriamo una soluzione al problema in sintonia con i pensieri bibblici, che naturalmente è a voi sottoposta per un dibattito esaustivo:

RISOLUZIONE

La risoluzione è articolata in vari punti che elenco di seguito:

1.  Tutti coloro che si dedicano temporaneamente al servizio alla Betel ( 2 - 25 anni ) devono essere in possesso di una qualifica che gli permetta di essere sempre autosufficenti (parliamo di qualifica artigianale, fabbro, parrucchiere, elettricista, ecc) oppure deve essere insegnato loro un mestiere qualificato alla betel.

2.   Tutti i fratelli devono lavorare e conservare la propria professione, quindi verrà loro richiesto di continuare a lavorare autonomamente a part-time o in periodi predeterminati dell'anno anche durante il servizio in Betel. Pertanto se le attività in Betel saranno differenti (editoria), saranno sempre a tempo parziale su più turni, così che ognuno possa lavorare nel tempo restante. Nel caso di pionieri e CO la gestione è più semplice

3.   Tutto il servizio reso è sacro servizio, rientra nei rapporti mondiali su una voce a parte ma di egual peso e valenza.

4.   Tutti i volontari ricevono una piccola assicurazione sanitaria obbligatoria a carico dell'organizzazione e resa trasparente nei bilanci pubblicati e rendicontati all'Ekklesia mondiale e locale.

5.   Tutti i volontari ricevono per la loro opera un versamento su un fondo pensione + fondo gestione  nominativi (le congregazioni di provenienza e i familiari e gli stessi volontari possono effettuare versamenti supplementari) che viene sciolto al momento della fine del servizio (può essere sospeso temporaneamente per situazioni temporanee). Il fondo gestione è la liquidazione del volontario e va rendicontato trasparentemente nei modi appropriati all'intera Ekklesia .

6.   Tutte le nuove congregazioni devono avere almeno un miniappartamento ( o più di uno  gestito dall'Ekklesia locale e non solo dagli anziani ) a disposizione dei fratelli che hanno dedicato la vita al servizio (pionieri speciali, CO, beteliti). Sarà reso disponibile primariamente ai fratelli beteliti di origine della congregazione, ed esteso ad altri previa richiesta e autorizzazione
da parte dell'Ekklesia locale. In tal modo le congregazioni potranno beneficiare e toccare con mano delle benedizioni di una vita di servizio. Naturalmente possono anche essere dati in affitto calmierato temporaneo a coloro che sospendono temporaneamente il servizio per problemi familiari o di salute. Ritengo che in tal modo nessuno verrà più abbandonato a sè stesso, tutti potranno dedicarsi a Geova responsabilmente sicuri che nè Geova, nè il suo popolo li abbandoneranno mai. Una eccellente testimonianza che darà vero valore all'incoraggiamento di offrire la propria vita al sacro servizio.
Da un collaboratore SIGISMONDO
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