Cari Fratelli
Analizzando le esperienze che segnalate nel blog, volevo prendere in considerazione alcuni aspetti scritturali che riguardano il concetto teocratico di ubbidienza. Una caratteristica, che abbiamo imparato studiando la parola di Dio e le pubblicazioni della società, è che tutte le questioni pertinenti, che affrontiamo nella nostra vita, devono sempre avere dei riferimenti biblici o un sostegno biblico. Il motivo per cui facciamo questo è perché abbiamo imparato a non lasciarci guidare dal nostro solo intendimento. Questa consapevolezza parte dal presupposto che, le idee umane ( anche le nostre ), sono naturalmente corrotte e solo con la purezza delle indicazioni bilbliche, siamo in grado di raddrizzare dalle deviazioni di rotta che purtroppo possono capitare nella nostra vita. Gli obblighi cristiani li conosciamo bene e un obbligo a cui ogni servitore deve adempiere è quello descritto in Ebrei 13:17
(Ebrei 13:17)
Siate ubbidienti a quelli che prendono la direttiva fra voi e siate sottomessi, poiché essi vigilano sulle vostre anime come coloro che renderanno conto, affinché facciano questo con gioia e non sospirando, poiché questo sarebbe dannoso per voi. ( NT )
In un post comparso in un forum d’oltreoceano, si prende in considerazione questo versetto perché è un po’ la base biblica assunta per legittimare tutte le decisioni prese da chi ha responsabilità nella congregazione. Molti sostengono che la traduzione biblica della NT sia scorretta, perché la parola greca per tradurre “ubbidienti” è Πείθεσθε ( “pistoomai” ) significa letteralmente “persuadere”.
La stessa parola viene utilizzata in Giacomo
(Giacomo 3:3)
Se mettiamo i freni in bocca ai cavalli perché ci ubbidiscano, dirigiamo anche il loro intero corpo.
Oppure ancora in Galati
(Galati 5:7)
Voi correvate bene. Chi vi ha impedito di continuare a ubbidire alla verità?
Ora faccio un inciso, francamente non ho trovato ancora una traduzione biblica che traduca in modo diverso il versetto, chi desidera approfondire la questione sui termini può farlo, noi per le nostre limitate competenze, ci fermiamo qui. Consideriamo però alcuni aspetti pratici che questa scrittura pone davanti a tutti gli appartenenti della congregazione. Risulta evidente che l’apostolo Paolo abbia usato, nel versetto di Ebrei, una parola che dà una sfumatura, al concetto di ubbidienza, diversa da come molti l’hanno interpretata. Sembra quindi che, per l’apostolo Paolo, la persuasione sia un aspetto basilare della ubbidienza. Questa esortazione è la stessa che diede a Timoteo.
(2 Timoteo 3:14)
14 Tu, comunque, rimani nelle cose che hai imparato e sei stato persuaso a credere, sapendo da quali persone le hai imparate 15 e che dall'infanzia hai conosciuto gli scritti sacri, che possono renderti saggio per la salvezza per mezzo della fede riguardo a Cristo Gesù.
La persuasione, se ha a che fare con ciò che giusto, diventa inevitabilmente ubbidienza santa e accettevole a Dio. Quando non diventa approvata dallo spirito santo ? Seguendo questa logica, quando non è il frutto della persuasione. Quando ad esempio come nominati, anzichè aiutare il fratello, in difficoltà, usiamo argomenti teocraticamente capziosi oppure prendiamo scorciatoie e utilizziamo le minacce teocratiche, o facciamo leva sui sensi di colpa, e quant’altro. Qualcuno poi camuffa queste minacce con il termine teocratico “esortazioni” ma sono un modo per confondere ancora di più il povero fratello. Ad esempio, durante i comitati giudiziari che cosa vogliamo capire dal fratello o dalla sorella inquisita ? Siamo volti al bene per capire se esiste una parte buona, le sue qualità, il suo interesse per Geova e per la congregazione ? Oppure vogliamo tirare fuori la malvagità, il peccato, il male ? Alla prima domanda rispondono i nominati consapevoli, alla seconda rispondono gli inquisitori, i taglia gole, i forcaioli buroteocratici. Nella scrittura del giorno di oggi, l’apostolo Paolo dice di se stesso.
(Romani 7:23)
Vedo nelle mie membra un’altra legge che combatte contro la legge della mia mente e mi conduce prigioniero alla legge del peccato.
Con questa scrittura come può, un fratello, rispondere nel modo corretto a chi cerca il male a tutti i costi ? Ora veniamo ai pericoli che sorgono quando l'ubbidienza non è santa.
Perchè la cieca ubbidienza è pericolosa ?
Dobbiamo avere una particolare attenzione a questi aspetti perchè, se l’ubbidienza viene prima della persuasione si ottengono ottimi risultati da un punto di vista formale. Nelle congregazioni contaminate da questo spirito di cieca ubbidienza, ci sono ricchi rapporti, attivo pionierato e grandi sorrisi di circostanza. Ma questi effetti sono come i titoli azionari gonfiati di aziende del mercato borsistico, sono bolle di spiritualità finta. Prima o poi scoppieranno e sarà solo questione di tempo. A quelli che credono di “vivere” la congregazione in questo modo, non diciamo nulla di sconveniente segnalando che la puzza dell’ipocrisia, si sente da fuori e non c’è bisogno di entrare dentro la sala per capire dov’è il cadavere della fede. La prossima volta che analizzate lo stato della congregazione, mettete via i rapporti e provate a pensare ai singoli fratelli. Ci sono in gioco delle vite. Potrebbe l'abolizione dell'obbligo di fare rapporto aiutare i fratelli a mettere al primo posto le attività della congregazione ?
Seguiamo il più grande esempio
Aiutati dallo studio della Torre di Guardia di oggi possiamo prendere in considerazione come Geova ha agito nei confronti di Caino e come ha tentato di “persuaderlo”
(Gen.4:6,7)
Allora Geova disse a Caino: “Perché ti accendi d’ira e perché il tuo viso è dimesso? 7 Se ti volgi per fare il bene, non ci sarà un’esaltazione? Ma se non ti volgi per fare il bene, il peccato è in agguato all’ingresso, e la sua brama è verso di te; e tu, da parte tua, lo dominerai?”
o ad esempio con Baruc (Ger.45:3-5 ). La morale è chiara, Caino non si è lasciato persuadere e ha disubbidito, Baurc invece si è ripreso e ha ubbidito al suo creatore. Di che tipo è l'ubbidienza che diamo alla organizzazione ? Seguiamo gli uomini o la coscienza addestrata dalla parola di Dio ? Ognuno di noi deve fare del suo meglio per rimanere nell’amore di Dio. Possiamo riuscirci seguendo l’esempio di Gesù così facendo saremo sicuri che nulla “potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù nostro Signore”.
(Romani 8:38,39)
38 Poiché sono convinto che né morte né vita né angeli né governi né cose presenti né cose avvenire né potenze 39 né altezza né profondità né alcun’altra creazione potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù nostro Signore.
Che la pace dallo spirito santo, sia nei vostri cuori.