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Sandro Pertini

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10/09/16

ADAMO ed EVA “i ragazzi del mondo”




Il film “La ragazza del mondo” di Marco Danieli, presentato al 73esima Mostra del Cinema di Venezia, nella sezione Giornate degli Autori, si prefigge, come il regista riferisce ad una giornalista del Messaggero: “… non di essere una denuncia né un’inchiesta…” sui testimoni di Geova, ma di: “…raccontare nel modo più obiettivo (?) e documentato (?) possibile una realtà sconosciuta…”.
 Che la trama del lungometraggio sia una “realtà sconosciuta” non mi pare affatto, anche perché essa si basa sulla parodia del peccato originale, una totale somiglianza con quella libertà (ossessivamente evocata dagli autori) desiderata e concessa dal Padreterno ai nostri primogenitori Adamo ed Eva, come risultato del loro peccato. Come allora la “mela” venne mangiata, anche oggi il “peccato” viene ancora consumato. Come allora ci fu una condanna e un’espulsione dall’Eden (non era un cinema), anche oggi se ne pagano le conseguenze, e i tdG espellono quei fedeli impenitenti.
Nulla di nuovo sotto il cielo, nulla di nuovo sic et simpliciter in quella “libertà” riproposta dal regista Danieli. Sul film “La ragazza del mondo” sul cui valore, non avendolo visto, non intendo pronunciarmi, ma essendomi documentato molto e avendo visto brevi trailer, posso già premettere una conclusione, quella della “poco obiettività” e di una “superficiale e latente documentazione”. Salvo qualche riserva di carattere puramente formale, ho trovato da eccepire su importanti passaggi, interni all’amministrazione dei tdG, questi certamente non riconducibili al personale desiderio di “libertà” di Sara; nessuna giustificazione in merito alla scelta della presunta “libertà” può essere addotta alla estromissione dalla congregazione dei tdG, per Sara, che a suo modo ne rispetta anche i valori.
Un atto dovuto della congregazione dei tdG quindi, come fu un atto dovuto del Padreterno nei confronti di Adamo ed Eva. Ma rimane impossibile per ora, valutare integralmente il “danno” che il film produrrà ai tdG, soprattutto perchè quest’argomento (poco seriamente documentato dal regista) si presta, e si sta prestando a dure critiche verso la fede dei tdG (come sta avvenendo sul web da mesi) e anche perché basta che un gruppo di sacerdoti, o una qualsiasi associazione cattolica di beghine e ipocondriaci levino la voce contro una delle fondamentali dottrine dei tdG per compiere qualsiasi tipo arbitrio nei loro confronti.
Che poi alcune delle particolarissime regole e regolette “interne all’amministrazione dei tdG” (più di concezione umana che divina) debbano essere corrette e del tutto emendate dai vertici, come dovrebbe essere per quei “tritacarne” dei Comitati Giudiziari (CG si distinguono in 1° e 2° grado e, a volte, anche di 3°) non confortati né suffragati nell’esistenza da nessun precetto biblico (evangelico); o come l’ostracismo riservato ai peccatori (si noti che Geova dialogò, si interessò e aiutò i peccatori Adamo ed Eva, i quali, benché puniti al massimo grado, non vennero per nulla ostracizzati), o per altri aspetti inerenti il “giudizio e la sentenza” troppo spesso non scevro da imparzialità, ma sovente rilegato ad atteggiamenti non cristiani, viziati dal protagonismo e dalla rivalità da parte di anziani implicati nei CG, sono questioni che noi tdG attivi, stiamo proponendo da tempo nelle discussioni su questo blog.
Se il film vuole in qualche modo superare questa sgradevole impressione data dai CG interni ai tdG, e vuole aprire un approfondimento e una discussione oggettiva, non possiamo che accettare la proposta, respingendo al mittente qualunque sospetto di strumentalizzazione apostata. Nel film si accenna al quel “poco di vero” che avviene in un CG, tralasciando e non approfondendo la drammaticità del giudizio per il peccatore reo del giudizio inquisitorio. Si badi bene, non è soltanto un aspetto di “cambiamento” che sdegna e ripugna l’onesto fedele credente tdG.
 È una questione molto più ampia e più alta di costume di vita, di dignità della persona, di onestà cristiana, di rispetto della Parola di Geova, in una Ecclesia che da alcuni decenni si sta avviando attraverso fasi di una “strana opera” secolarizzatrice, dove i credenti sono chiamati sempre più a non impicciarsi dei fatti terreni dell’organizzazione (non conosciamo nulla dell’apparato ammistrativo-burocratico) ma esclusivamente a conformarsi a circolari e a disposizioni interne di dubbia provenienza, che non all’aurea massima: la Sacra Bibbia. Il “popolo di Geova” oggi è sottomesso e leale alla wts, ma patisce (soprattutto patisce), ubbidendo con rassegnazione passiva alle moltissime circolari e disposizioni scritte (ks10) e verbali (comunicazioni personali dei co), che sono divenute più importanti e di gran lunga superiori ai precetti biblici. Ecco perché poi viene fuori film come “La ragazza del mondo”.
Però, se da questo film nasce motivo a uno spunto per un dibattito interno ai tdG, fatto di approfondimenti e poi di modifiche, sperando che le “cose” cambino, ben venga sugli schermi la storia di Sara e Libero, una moderna parodia del “peccato originale” consumato da Adamo ed Eva. Io, sono qui per un miglioramento (dato che non si ha voce all’interno dove è pericoloso aprire la bocca), come lo sono altrettanti tdG fedeli, ma la vedo durissima e se qualcuno nutre illusioni positive in tema di cambiamenti… ritengo rimarrà, come me, deluso.
Nel frattempo di reale rimane un film da vedere, dove l’accoratezza della trama ripropone una utopistica “libertà”, tra l’altro fortemente ostracizzata, una nota questa che appesantisce drammaticamente la fragilità umana di Sara, che la allontana da Dio (?) e che sostituisce la risata e il sorriso, al grande dramma vissuto, dramma che, forse, proprio per queste caratteristiche trova una schietta genuinità e originalità nel quadro cinematografico, per i tdG.  

Sas@
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