“La sapienza è la
prima cosa. Acquista sapienza; e con tutto ciò che acquisti,
acquista intendimento”. — Prov. 4:7.
Mentre la maggioranza
lascia che la propria attenzione e il proprio tempo si volgano alla
conoscenza che i sistemi di questo mondo offrono, un sempre crescente
numero di persone si rivolgono altrove. Ora sentono il definito e
urgente bisogno d’acquistare chiaro intendimento della Bibbia.
Vogliono una conoscenza solida e fidata, fatti su cui basare le loro
convinzioni e le loro speranze. Cercano una guida che li aiuti a
risolvere i problemi della vita quotidiana, che li assista a prendere
giuste decisioni in tempi di crisi e , soprattutto, si interessano
della promessa divina della vita eterna e di conoscere le Sue
esigenze. Queste informazioni saranno date loro dalla Bibbia, ma
dovranno capire ciò che leggeranno. — Sal. 119:105, 160;
Giov. 17:3.
Nella scrittura di
Proverbi che fa da incipit a questo post ( x Neemia sostituisci incipit con "a capoccia" ) , il saggio Re Salomone mette
in relazione la sapienza con l'intendimento. La sapienza, abbiamo più
volte studiato, è la l'applicazione della conoscenza. Tutti si
accontentano di questo aspetti, ma il saggio Salomone guidato dallo
spirito santo spiega che questo non basta e che assieme alla sapienza
si deve anche acquistare intendimento.
Che cosa è
l'intendimento ?
Intendimento significa
vedere i fatti come hanno relazione fra loro. Implica, discernimento e
perspicacia, vedere dentro nel perché e nel percome delle cose.
Con l’intendimento vediamo non solo i punti isolati di una
faccenda, ma il quadro completo. — Dan. 9:22, 23. Per capire cosa significa
mettere in relazione tanti aspetti per risolvere un problema,
facciamo un esempio pratico. Propongo così al blog questo famoso
rompicapo comparso di recente in un sito di un giornale nazionale. E'
un puro e semplice esercizio di logica, niente di più e niente di
meno.
Cheryl vuole far
indovinare la data del compleanno a due nuovi amici, Albert e Bernard. Ma
lo fa fornendo 10 date possibili: 15, 16 e 19 maggio; 17 e 18 giugno;
14 e 16 luglio; 14, 15 e 17 di agosto. Poi dice ad Albert qual è il
mese giusto, ma non il giorno. A Bernard dice il giorno ma non il
mese.
A quel punto Albert dice:
"Io non so quando è il compleanno di Cheryl, ma so per certo
che nemmeno Bernard lo sa".
Bernard risponde:
"All'inizio non sapevo quando fosse il compleanno, ma ora lo
so"
Albert: "Allora anche io so quando è nata"
Albert: "Allora anche io so quando è nata"
Per risolvere questo
problemino di logica serve intendimento ? Se fosse vero, basterebbe
che ai fratelli venisse richiesta la risoluzione di problemi come
come questo. Invece l'intendimento a cui ci riferiamo non è di
questo tipo. Noi sappiamo che la vita ci pone d'avanti questioni molto più complicati di questo esercizio. Spesso siamo in imbarazzo
per le difficoltà che dobbiamo affrontare e spesso la scelta
migliore è quella del male minore. E' questo il nostro caso ?
I nostri commenti nel
blog sono la rappresentazione di quello che pensiamo e come
amministratori saremo davvero lieti di evitare che gli interventi
subiscano censure. Questo nostro desiderio però spesso collide con
alcuni eccessi ma fanno anche seguito alle tante ammissioni che ci siamo dovuti dare.
Non abbiamo censurato molti commenti, per dare un opportunità di dire
le opinioni così come le sentite, senza vincoli o costrizioni perché, in tutti i casi, vi consideriamo membri della Ecclesia.
Continueremo a fare questo, ma nondimeno ci sentiamo in obbligo di incoraggiarvi a continuare a progredire nel commentare, con
intendimento.
Quale tipo di limite ci possiamo porre ?
Ma le questioni, in alcuni casi, coinvolgono non solo aspetti legati all'organizzazione. ma anche ad alcuni dogmi della fede. Ora partiamo dal presupposto che e naturale avere dubbi su qualche aspetto ma la cosa, non dovrebbe essere di per se un problema. In una congregazione normale, chi ha dubbi o perplessità, dovrebbe sentirsi libero di segnalare le sue questioni all'anziano. A questo punto ci si aspetta che il fratello, cerchi di risolvere questi dubbi in modo ragionevole senza creare contenzione e senza giudicare il fratello. Ovviamente, le questioni non sono tutte uguali e vanno considerate in modi diversi, ma le linee di confine però le conosciamo tutti e oltrepassarle significa subirne delle conseguenze. Anche se diamo la possibilità di sostenere idee non allineate, le questioni dogmatiche non possono essere tolte dall'esercizio della fede.
Questo fatto lo potremmo
considerare come un atteggiamento non coerente. Ma possiamo criticare "la legge" e mantenere comunque una posizione di rispetto verso essa e verso Geova ? Me lo sono chiesto e, un giorno, mi sono dato questa risposta prendendo spunto da un articolo della nostra Torre di Guardia. Ho preso in in esame come Gesù considerava il Sabato. Gesù venne accusato più
di una volta per eseguire miracoli di Sabato. Ma Gesù stesso lo
osservava. Di lui leggiamo: “Quando arrivò il pieno limite del
tempo, Dio mandò il suo Figlio, che nacque da una donna e che nacque
sotto la legge”. (Galati 4:4) Gesù era israelita e come tale era
soggetto alla Legge, che includeva i precetti relativi al sabato. Fu
solo dopo la morte di Gesù che il patto della Legge venne messo da
parte. (Colossesi 2:13, 14) È vero che Gesù disse:
“Non pensate che io sia venuto a distruggere la Legge o i Profeti.
Non sono venuto a distruggere, ma ad adempiere”. (Matteo 5:17)
Cosa
si intende però con la parola “adempiere”?
Facciamo un esempio:
Un costruttore non adempie gli obblighi contrattuali strappando il
contratto ma portando a termine la costruzione dell’edificio. Una
volta terminato il lavoro secondo i desideri del cliente, il
costruttore ha adempiuto gli obblighi contrattuali e quindi non è
più tenuto a rispettarli. Allo stesso modo, Gesù non strappò il
contratto infrangendo la Legge; piuttosto l’adempì osservandola
alla perfezione. Una volta adempiuto, il “contratto” della Legge
non era più vincolante per i servitori di Dio. Fin'ora ho salvato la pellaccia non di meno presto attenzione a volgere lo sguardo verso l'adempimento della legge non patteggiando ne scendendo a compromessi ad esempio con chi gioca con l'ambiguità del termine carriera.
Ancora sul commento
Ho intitolato il post "il commento tradito". Il verbo tradire deriva dal latino tradĕre «consegnare», attraverso il sign. di «consegnare ai nemici». Ecco in questo stesso modo cercate di non consegnare i vostri commenti al nemico. Lo spirito critico di Gesù, ha dimostrato che possiamo (e dobbiamo) essere fermi nella fede e il blog ci sta dando il modo di poter dire le cose come stanno senza che alcuno possa compromettere la nostra relazione personale con Geova. Usiamo i nostri commenti per aumentare il nostro intendimento e l'esercizio della fede, abbia il suo senso compiuto nelle cose che facciamo. Manteniamo così ferma, la nostra volontà nel continuare a servire Geova, nella preghiera e nel suo sacro servizio. Che Geova vi benedica.
p.s.
Dimenticavo la soluzione
del rompicapo è il "16 Luglio"