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Nella vita a volte è necessario saper lottare, non solo senza paura, ma anche senza speranza.
Sandro Pertini

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18/06/17

Report da Congresso Cameri - 16.07.2017


Vengo da una regione del centro-italia, per cui, per arrivare alla sede del Congresso in oggetto, mi sono fatto una levataccia notturna notevole e un viaggio complessivo di oltre 1000 chilometri circa. Il motivo della mia presenza lì e non nella mia assegnazione è stato perché mi alterno ad assistere un parente, molto anziano, con mia sorella, ed essendo quello di Cameri il primo congresso in elenco (alla voce Chi siamo->Congressi) del Sito jw org, ho pensato di andarci Venerdì e Domenica (stando a casa il sabato per recuperare la levataccia).  

Il fatto è che non devo essere stato l'unico ad avere questa brillante idea della "assemblea intelligente" (come fosse la partenza intelligente delle vacanze).

Arrivato una decina di minuti prima dell'inizio ho trovato praticamente tutti i posti assegnati e naturalmente quelli nelle ultime file indietro erano bardati del noto nastro rosso-bianco, suppongo reparto infanzia (mentre il reparto disabili era quello contrassegnato dal simbolo portatori di handicap proprio sotto il palco). Tuttavia quei posti erano deserti.

Se non chè qualcuno prima di me aveva "violato" la bardatura in nastro bianco e rosso e si era seduto, prima uno poi un altro poi un altro e poi anche io. Nessun usciere è intervenuto a fermarci o a dirci "quei posti sono riservati" prima dell'inizio.

Sale sul podio chi da il benvenuto, e poi il discorso del Presidente. Viene fuori che quell'Assemblea si svolge in Italia, per i fratelli di lingua italiana della Svizzera. Essendo la Betel della Svizzera (e dell'Austria) trasferite a Selters in Germania, la Betel organizzatrice di quel Congresso in terra piemontese è...la Betel Tedesca! Grande sorpresa per me, e interesse nell'ascoltare il Presidente del Congresso, il quale rimarca più volte, quasi facendoci delle battute di spirito sopra, il fatto che i convenuti lì presenti "sono svizzeri, famosi per essere precisini nell'ubbidire" e quindi nel mettere in pratica le disposizioni che sarebbero state date di lì a poco. Mi sono sentito uno sciocco a non aver capito che tutte quelle targhe svizzere nel parcheggio non erano un caso solo in quel momento. 

Tuttavia dopo il primo simposio, mi è più chiaro il motivo di tutte quelle battute sull'essere svizzeri e precisi nell'ubbidire. Il Presidente, da cui avevo ascoltato il primo discorso, risale sul palco a dire che quel Congresso è organizzato per i fratelli della Svizzera, che ci sono dei fratelli della Svizzera che aspettano nella Hall della Sala stessa perché qualcuno che non è assegnato lì è andato a occupare i posti. Ci comunica anche che nel parallelo congresso che si svolge nella sala a fianco, in lingua inglese, ci sono altri 400 posti liberi, chi capisce l'inglese può andare là. E chiede "naturalmente" a chi non è assegnato a quella assemblea di andarsene nella Hall e lasciar sedere i fratelli della Svizzera, a quanto pare in piedi nella Hall in quel momento. 

Tenete presente che eravamo in piedi ad ascoltare gli annunci, dopo il cantico, e prima del brano bibblico recitato. Bene, a quel punto dopo quello che il Presidente aveva detto un discreto numero di persone che stimo in 50 hanno preso le loro cose e se ne sono andati (non stavano andando al bagno a meno chè non ci vadano con la borsa.)

Ammetto che un po' temendo mi sottraessero il mio posto non mi sono mosso da dove ero, nelle ultime file in fondo come ho detto, non ho potuto verificare quanti ce ne fossero fuori ad aspettare un posto per sedersi, quello che so è che non ostante se ne siano andati dei fratelli e delle sorelle, non ho visto praticamente nessuno venire a occupare i posti lasciati vuoti. Nè questo è successo dopo l'intervallo (a parte quello che succede di solito, 1 posto o 2 al massimo ma non certo un gruppo nutrito di persone che entra ad occupare i posti)

Infine arriva la pausa di intervallo fra le sessioni, mi alzo immediatamente dopo il cantico di mezzo e vado verso la mia auto per recuperare il panino...e durante il tragitto cammino lentamente. "Naturalmente" tutti parlano della "cacciata", di quelli che non c'entrano, i più con un'aria smarrita e stupita, ho sentito frasi sconnesse, probabilmente lo stesso brusio come come immaginabile si era diffuso dopo l'annuncio del Presidente.

La prima battuta di spirito che mi è venuta fuori è stata: "Ma se quelli sono svizzeri, precisi come orologi, come mai che erano in ritardo e si son fatti sottrarre il posto da chi non c'entrava?"
Ma a parte le battute, devo ammettere due cose, che dopo quell'annuncio ho faticato a concentrarmi sul resto del programma fino alla pausa. Trascuravo di dirvi che il Presidente ha anche detto "chi non è assegnato, e dovesse sapere che c'è qualcun altro che sta venendo e non è assegnato o ha pensato di venire questi altri due giorni, lo avverta di NON venire".

Il fratello betelita molto anziano di età che ha svolto l'ultimo discorso prima della pausa di mezzo tuttavia, è stato molto bravo a catturare l'attenzione e a riportare l'attenzione sul tema della perseveranza. Ho apprezzato gli oratori del pomeriggio, tuttavia hanno ripetuto un paio di volte che per andare via, si sarebbe organizzato un deflusso, da parte degli uscieri di parcheggio di circa una ora, per il quale era meglio che ciascuno restasse inizialmente dentro la Sala, a fine dell'ultima sessione, piuttosto che precipitarsi in macchina per stare in colonna un'ora. 

Sinceramente avendo quel lungo viaggio di cui sopra da affrontare non potevo restare un'ora ad aspettare per cui a metà circa del discorso conclusivo ho tolto le tende e mi sono diretto a casa.
L'assemblea, di cui non spoilero nulla, è molto bella, edificante, sinceramente ho amato talmente il programma incentrato sulla Lealtà dell'anno scorso, che questa non poteva piacermi di più di quella dell'anno scorso, ma tuttavia trovo che i nostri fratelli che ci vogliono bene ci mettono tutto il loro meglio per edificarci, e vanno apprezzati.

Però mi sono rimasti un paio di dubbi concreti da tutto ciò, e qualche considerazione più generale, che covavo da molto, leggendo anche le vostre idee sul blog, e che probabilmente attendevano un motivo scatenante per potersi scrivere:
Qual è la capienza di quella sala? 2000 posti? 2500 posti? Perchè ne sono stati annunciati nella sessione di mezzo 2387. Quanti svizzeri (fossero fratelli, sorelle o ospiti) erano in piedi nella Hall ad attendere un posto?

Perchè quel tipo di annuncio non è stato fatto alla fine della sessione serale, visto che era immaginabile che la cosa calamitasse l'attenzione, invece che lasciar concentrare i fratelli sul programma. E poi perchè è stato fatto in quel modo ("chi non è assegnato vada nella Hall"...sembrava quasi una presa per i fondelli, avessero detto vada a casa e poi al proprio congresso almeno erano taglienti uguale senza presa per i fondelli suddetti).

Ma ora, oltre a questi due dubbi, lasciate che vi dica i pensieri che, nel lungo viaggio di ritorno mi si sono fatti pressanti nella mente. "Siamo Svizzeri" ha detto quel fratello. E magari quello che a me è sembrato un modo di fare con poco tatto come minimo...o quasi un attribuire cattivi motivi ai fratelli (ma come fai a sapere che sono fratelli...e se fossero tutti invitati?) e che ne sai se fra l'altro, se sono fratelli, hanno avuto magari dei buoni motivi (come io credo di averne avendo fatto comunque un sacrificio per esserci), e non sono lì solo perchè gli faceva comodo....etc. 
Ma questi sono pensieri al limite del "negativo" del "non edificante", e quindi per quanto umani, li ho scacciati, secondo me hanno sbagliato a dirlo in quel modo e in quel momento, insomma, ma sbagliamo tutti.

"Siamo svizzeri". Quasi avesse detto "siamo corinti, filippesi, colossesi...." Ecco l'illuminazione...se così posso chiamarla. Guarda un po', l'Apostolo Paolo, non ha scritto una lettera standard per tutte le congregazioni, che si trovavano in diverse aree geografiche, e sebbene il suo messaggio fosse pressochè uguale dappertutto (come appianare i contrasti nelle famiglie, nelle congregazioni, come lavorare sulla nostra personalità spirituale e tanti altri aspetti...ma alla fine le cose che andava dicendo erano più o meno sempre le stesse, ma in forme molto diverse da Galati ad Efesini o a Tessalonicesi. 
Come mai? Non è che forse, e dico forse, teneva conto delle realtà diverse, locali, a cui scriveva? Voglio dire l'insegnamento era uno solo, ma veniva incontro alle differenze sociali, culturali, che le diverse zone del mondo dove si trovavano le congregazioni le portavano a confrontarsi.
Ora perché non è possibile far questo? Perchè dobbiamo subire l'egemonia culturale americana (ecco qui a leggere questa frase sicuramente sarò frainteso), ma è un fatto, che lo vogliate ammettere o no, che il mio retroterra dove sono nato mi influenza. 
I Testimoni di Geova non sono gli Ebrei del Terzo Millennio, non viviamo tutti insieme in una unica nazione con un unico modo di vedere e fare le cose. Siamo internazionali, e questa è una dimostrazione dell'Amore di Dio. E quindi non dovrebbe esserci nessun popolo prevalente. Non sto dando credito a quella vecchia obiezione che si incontrava in servizio talvolta a opera del Gris "Siete una Setta Americana", non è così, e lo sappiamo bene.
Ma il fatto di dire di essere un popolo unito non cancella le differenze.
Facciamo un esempio, l'Italiano è fatto, nei suoi cromosomi, di Giulio Cesare, Dante Alighieri, Leonardo da Vinci, Caravaggio, Giuseppe Verdi....c'è una cosa che unifica tutti questi (e molti altri che non cito ma credo che ci intendiamo), cosa unisce tutti questi? L'Individualismo, il fatto che ogni italiano pensa che se una cosa la farà lui, ma proprio lui, personalmente, la farà meglio di tutti gli altri. E tante volte non è mica vero. Ma quando è vero, arte e storia millenaria dicono che non abbiamo rivali...
Volete un esempio? La costruzione delle vecchie sale della Assemblee negli anni 70 e 80. Ho parlato con chi ne ha costruite tre o quattro. Il risultato? Si andava dal vecchio Kapoccia di XXXXX, gli si facevano vedere le carte e se a lui andava bene, si faceva. Teocrazia? Ma quando mai. Individualismo, allo stato puro. Che facciamo, in fila per i bagni, sudati nei palazzetti dello Sport (o congelati per troppa aria condizionata), rimpiangiamo il vecchio kapoccia? Non credo proprio. La storia aveva fatto il suo tempo ben prima di quando si è voltata pagina, in quel caso come in mille altri, nelle congregazioni.
Ed è un fatto che con le sue pareti costosissime e dall'acustica assorbente, con la struttura in legno e il climatizzatore, la Sala di Cameri, che ho visto, sia splendidamente realizzata e se capisco bene, tutto frutto del nuovo modo di fare le cose, senza kapoccia individualisti (o senza QUEI kapoccia individualisti).

Quindi per me, in definitiva, una delle riforme da proporre e attuare, sarebbe quella di adeguare consapevolmente l'insegnamento universale del cristianesimo alla realtà culturale con cui si confronta in un determinato territorio. Che non vuol dire solo modificare le presentazioni del servizio perché abbiano un senso nel luogo dove predichiamo. Ma attuare la stessa cosa anche quando si parla dei "difetti" nazionali. Nè questo si può fare con 10 minuti di bisogni locali qualche volta all'anno. Bisogna riconoscere i difetti nazionali e impostare qualcosa, forse nelle visite pastorali, forse nel modo di insegnare costante di chi ha il privilegio dell'insegnamento, che vada a smussare gli spigoli nazionali. (Ad esempio un italiano che migra in una altra nazione, nel giro di due generazioni è diventato americano, brasiliano o inglese, ma che dire dello spirito nazionalista...francese, americano, russo..etc. Insomma si dovrebbe/potrebbe, fare, conoscendo i caratteri "nazionali" di ciascun popolo)

Volete un esempio di difetto nazionale?  La nostra cultura cattolica ci porta a vedere "nell'anziano" e ancor più "nella famiglia dell'anziano", un punto di riferimento che va ben oltre le sue perfezioni e imperfezioni. Viene uno che mi da un consiglio? Bene devo avere gli strumenti culturali per pensare "ok, mi stai dicendo questo, ma come me lo stai dicendo, mi stai edificando oppure no?" E se non mi stai edificando, io te lo devo dire, perchè se no la prossima volta vai a fare dei danni a me o a qualcun altro. Risposta:"ma se fai questo poi quell'anziano quando può si vendica, perchè lo hai svergognato". Peggio mi sento, ma che paura avete, non ce l'aveva Paolo di denunciare Pietro la paura, e per cose gravissime (come si legge in Galati), che dovrei aver paura io? Se so di aver ragione (e non ho scheletrini nell'armadio) non devo aver paura, e se quell'anziano fa peggio, diventa un suo problema con il suo capo (Gesù), non è più un mio problema. Se nella mia famiglia non c'è un nominato io non sono di serie B, e se mi ci sento, o qualcuno, consapevolmente o inconsapevolmente mi ci fa sentire (notizie di funerali non date, pulizie della sala di cui non si è avvisati e compagnia cantante), sinceramente sto dando alla "nomina" molto più ruolo di quanto dovrebbe avere in realtà. E' questo che ci frega, li mettiamo sul piedistallo e poi pensiamo che non se ne approfittino...ma sono italiani, qual è l'italiano che esercita un potere senza abusarne? Della serie: Sono il presidente,  vi ordino di andarvene se non siete segnati a questo congresso e impauriti si alzano e se ne vanno...no ok, questa è una cosa da Italiani, e quelli erano Svizzeri....

Ok la sto mettendo sul ridicolo, e me ne scuso, però lo faccio anche perché la cosa non paia troppo pesante, per me non lo è, e credo che tanti altri continueranno a servire Geova, ad avere una relazione con lui, a prescindere dal contesto, tipo Geremia, Daniele e tanti altri del passato. Tuttavia mentre la Lealtà è una qualità personale che afferisce solo all'individuo mentre la perseveranza, oggetto di questo congresso, non può prescindere dal contesto, dalla nazione, dalla famiglia, dalla congregazione, dalla cultura, in cui ti trovi, e spero che nei vari congressi, italiani e del mondo, si parli delle situazioni difficili che tutte le variabili che ho elencato creano, per aiutarci a perseverare.

Ps. a proposito della situazione con la Russia, ma vendere Columbia Heights a un magnate russo amico di Putin invece che al genero di Trump (allora solo candidato alle primarie non presidente), non poteva essere una mossa tipo "fatevi amici per mezzo delle ricchezze ingiuste?" 

Saluti
Il Pendolare Abisai
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